Il Messaggero Veneto – Pordenone

A tu per tu con la deliziosa giornalista del Messaggero Veneto, Paola Dalle Molle, particolarmente attenta all’ “Emisfero Donna”

«Oggi le raccomandazioni hanno soppiantato la qualità»

Silvia Massarelli

Incontrandola, colpiscono subito gli occhi: incredibilmente azzurri e vivaci, “bubbly”, come ha scritto il giornalista del Times che su di lei ha scritto un lusinghiero articolo. Silvia Massarelli, direttrice d’orchestra e docente al conservatorio Santa Cecilia di Roma, vive tra Pordenone, cui è molto legata, e il mondo. Racconta della musica muovendo le mani come se la dirigesse: a volte come un “pennello che dipinge l’aria”, a volte col gesto volitivo di una valchiria. Non è difficile incontrarla in città, magari a un corso di yoga, di cui è appassionata, ma per il resto gira il mondo per i concerti. Lo sanno bene le sue due figlie e il marito che, invece, abitano stabilmente a Pordenone. Il suo è un curriculum da record che porta un sottotitolo ormai tristemente consueto in questo Paese – “nemo profeta in patria” – condiviso con tantissimi grandi artisti riconosciuti più all’estero che in Italia. Solo per snocciolare alcune eccellenze: unica donna italiana a vincere il “Grand Prix de direction d’orchestre” al concorso internazionale di Besançon, unica vincitrice del concorso Robert Blot di Parigi. Silvia ha studiato al conservatorio di Roma e al Conservatoire national supérieur de musique de Paris; assistente di M.W Chung, ha diretto grandi orchestre e musicisti di fama internazionale. Di lei, la stampa internazionale dice: «Musicalità e personalità ne ha da vendere; puntuale, precisa, gesto chiaro e fluido». Cosa rende “indimenticabile” un direttore d’orchestra? «Oggi come in passato, occorre, in realtà, un mix di ingredienti. Un direttore deve avere dei requisiti tecnici indispensabili e requisiti altri umani. L’orchestra, infatti, è composta da musicisti: tecnica, ma anche anima. Tutto ciò, assieme a un gran talento naturale, può rendere straordinario un direttore. Vent’anni fa c’erano grandi direttori d’orchestra, oggi il livello si è abbassato. Non vedo intorno a me direttori travolgenti e trascinanti. Dirigere non è solo battere il tempo». Come affronta la partitura della musica che deve dirigere? «A differenza di molti colleghi, non ascolto mai delle registrazioni prima di eseguire una partitura. Infatti, se si tratta di musica di ottima qualità, il compositore ha già scritto tutto quello che serve per l’esecuzione. Voglio essere fedele al testo musicale, anche se in alcune parti condivido qualche libertà d’interpretazione e di esecuzione con l’orchestra. Soprattutto con i miei allievi, ci troviamo a confrontarci sulla scelta interpretativa che ci piace di più. Da parte mia, poi, ho bisogno di sentire “fisicamente” il suono. Affronto e studio subito la partitura al pianoforte: devo assimilare l’armonia e capire il significato di un accordo rispetto a un altro. In fin dei conti, mi fido prima di tutto del compositore, poi di me stessa. Invece, la maggior parte dei direttori fa l’inverso: ascolta le registrazioni e poi studia». Oggi è tempo di grandi direttori d’orchestra? «Sono vissuta in un’epoca di grandi direttori e immersa in una grande attenzione per la musica. Ho studiato con Manuel Rosenthal e Carlo Maria Giulini, un grandissimo direttore, gran signore di modi, con un carattere schietto e diretto, un musicista straordinario, ed è stata una fortuna averlo conosciuto. In un primo tempo ero attratta dalla direzione di Prêtre: con il suo gesto elegante dirigeva come avesse un pennello: tu guardavi le mani e capivi la musica. Così, all’inizio pensavo che la scuola francese di direzione avesse queste caratteristiche. In realtà, lui era l’unico. In Francia tutti erano molto attenti all’insieme, alla precisione, alla tecnica; ma tutto era molto lontano rispetto alla musica come io la intendo, quella vera, possente, quella che arriva e ti travolge, scuote l’animo. Fu una grandissima scuola, per me. Sono rimasta in Francia 5 anni, ma dopo i primi due ebbi una crisi fortissima: mi pareva che non ci fosse spazio per quella parte per me fondamentale nella musica che è costituita dal talento e dall’istinto. Mi sentivo come un pittore che continua a dipingere un quadro grigio. Poi, incontrai Rosenthal, che, intuendo i miei pensieri, mi disse semplicemente «Qui, lei cosa immagina»? Stavamo ascoltando della musica. Ecco, bastava guardare in un’altra direzione. Rosenthal mi indicò una strada, la stessa che percorro anche oggi. Tante persone hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia fase di studio. Italia e Francia, con le loro scuole, si sono sposate magnificamente dentro di me. Io conosco e padroneggio la parte tecnica e conosco la mia natura: questa è una combinazione vincente. Tocchiamo un tasto dolente: donne direttrici d’orchestra. «Siamo indietro. E continuiamo a stare indietro senza spiragli di cambiamento. Si continua a pensare che questa sia una professione di potere e che in questo il maschio sia migliore di una donna. Questa stupidità mi ha stancato. Guardiamoci intorno oggi: la direzione d’orchestra è in mano a direttori che spesso non sono all’altezza. Non sarebbe meglio, uomini o donne che siano, avere sul podio solo persone di talento e preparate? Ecco cosa vorrei: vorrei veder salire sul podio una persona perché ha studiato, è preparata, sa cos’è la vera direzione d’orchestra, ha del talento. Oggi, invece, vedo tante persone in posizioni di prestigio che non sanno cos’è la musica. Si dà spazio più alle raccomandazioni che alle capacità. Se diamo uno sguardo alle stagioni musicali, emerge forse una donna su 50 uomini. E basta scorrere le più importanti agenzie: su cento direttori, forse ci sono due donne. Nessuna italiana. In Italia infatti, siamo tutte penalizzate. Eppure, le donne ci sono. Diciamolo, è proprio vero che nessuno è profeta in patria. Per fortuna ho incontrato anche persone per le quali ingaggiare un direttore donna non è un rischio. E’ una difficoltà continua, ma ho capito che non è una battaglia. E’ piuttosto una bella sfida in nome della musica.

Paola Dalle Molle